Combanera e la gioia negli occhi

Ho aspettato fino alla fine del mese per dire la mia su Combanera; ciòche scrivo non è una risposta logica o forse lo è un po' troppo, micattura il cuore e spreme i sensi, mi porta a chiedermi come si possanoscrivere queste cose in maggio; tra le risposte alle provocazioni sulforum c'è chi evoca la sindrome nimby (come in Valsusa?), chi accusa disterile localismo (autarchia?) c'è chi esalta la Grande Opera Buonadell'energia elettrica (l'oro bianco del duce?).
Ma, dicevo, di maggio no, non si può.
Questo mese così femmina, questo periodo forte e dolcissimo come puòevocare pensieri di questo tipo, così marziani, tecnologici, uraniani,verso lemagnifiche sorti e progressive col vento in poppa ed il viso gagliardoche si staglia l'orizzonte? se non astrologicamente antitetico, è per lomeno cronologicamente disassato: aspettate giugno, santocielo, va unpo' meglio per scrivere certe cose.
Io invece scrivo di maggio, in questo bel 31, in questa festa della visitazione, quando cioè Elisabetta incinta vede Maria e gli si muove ilbimbo (cioè Giovanni; appena la voce del tuo saluto è giunta ai mieiorecchi, il bambino ha esultato di gioia) in grembo, ad Elisabetta siriempiono gli occhi di sorrisi e Maria esplode in quello struggentemagnificat che rimarrà nei secoli; è una scena di premura, di movimento,di grazia, di lode, tra femmine, figli, parti, generazioni, gloria, èuna scena cioè della Grande Madre che si manifesta nell'umano: lanatura.
Suggerisco ad ogni laico di leggere il vangelo del giorno, che oggi descrive questa scena; è sempre d'aiuto (aiuto laico, percaritàddiddio).

In questo mese sul sitoabbiamo parlato dell'impianto di Combanera,progettato nel 1964 da Giovanni Tournon ci dice Biagio, portato da alcuni come esempiodi opera buona e pulita da realizzare.
Voi ricordate il '64? Io no, avevo un anno; ma conosco più o meno il mondo come andava allora;so che tra allora ed adesso sono passati quarantott'anni ed il mondo hasubito una rivoluzione globale, tuttora in corso, per tutto ciò cheriguarda le tecnologie.
Voi vi fareste costruire una casa in base ad un progetto del'64? Un'auto? Un'elettrodomestico? Una diga?
Da allora il mondo è cambiato e sono cambiati i modelli a cui ispirarsiper la generazione dell'energia. Poco importa che la realtà sia diversa,che infine si usino gli stessi modelli di cinquant'anni fa(idrocarburi, atomo, megaimpianti, etc) per produrre energia: ci vuolequalcosa di nuovo.
Mi stupisce che Biagio, spesso attento ai nuovi modelli di conoscenza,in questo caso porti anche lui la ruota della storia indietro dicinquant'anni; mi dispiace che in molti pensino che questo (Combanera)sia l'unico modello sostenibile. Ormai non ne faccio più colpa ai'politici': dovrebbero guidarci ma sono i più ignoranti nelle materie dicui sono responsabili; mi sento invece di criticare chi spinge verso unmondo nuovo e ne propone uno vecchio e usurato.

Probabilmente qualcuno di voi c'era al TOSM (torino software meeting) diquest'autunno al Lingotto: tra gli oratori era presenteJeremy Rifkin,sicuramente un autore da cui prendere spunto. Il tema: la terzarivoluzione industriale, a base di clima, ambiente, energia. Da buonamericano ha allontanato tutte le telecamere tra lui e le persone presenti, ha fatto sedere tutte quelle in piedi e per un'ora ha tenuto una lectio magistralis passeggiando tra il pubblico, spiegando come L'ICT e Internetcostituiscono il sistema nervoso per gestire l'energia prodotta semprein piccole o piccolissime dosi da tutti, mettendo in rete ogni possibileforma di energia catturabile e non dispersa.
Ogni persona cioè mette in comune, tramite la rete, il proprio pannellosolare, la propria energia geotermica, eolica, termica etc in modo chepossa confluire in un unico flusso energetico, prendere dalla retequando se ne ha bisogno e vendere quando se ne ha 'troppa'.
Non fatevi neanche condizionare dal pensiero che questo modello siafantastico ed insufficiente; è un modello reale e funzionante, dietroRifkin ci sono interi dipartimenti universitari che ne hanno studiato lafattibilità.
Potete invece pensare che 'da noi non si può fare': questo è vero,perchè le leggi che abbiamo per la distribuzione dell'energia nonpermetterebbero mai questo schema dove il monopolista o oligopolistadeve avere il controllo su tutto (CIP6 docet) ciò che si muove in campoenergia.

Allora quale potrebbe essere la soluzione alternativa? innanzitutto unintervento politico illuminato che renda possibile questa transazione daun modello di generazione centralizzato ad uno distribuito,pianificando l'evoluzione del territorio nel medio-lungo periodo (ah! extra-elettorale!) in mododa favorire la generazione puntiforme dell'energia; favorire lo studiosui sistemi di piccola generazione che hanno più che raddoppiato irendimenti negli ultimi anni, incentivare la produzione ed il consumosensati di queste tecnologie, sfavorire i monopolisti perchè l'energianon sia un guadagno di pochi ma un risparmio per tutti.
Dopo l'intervento politico una campagna di sensibilizzazionesull'argomento, a partire dalle scuole, in modo che il nuovo sistemapossa cominciare poco alla volta ad innestarsi su quello esistente;quindi un monitoraggio attento per favorirne la completa diffusione inmodo da avere energia direttamente dalla natura in modo concreto,multiforme, distribuito, non pericoloso.
Pensate ancora che sia insufficiente? Tenetevi i vostri pensieri ma, per lo meno, proviamoci, facendo in modo che almeno parte dell'energia sia prodotta in questo modo distribuito.

Invece non faremo così. Forse si farà Combanera, forse no a causa delleproteste dei 'soliti' ecologisti; continueremo ad utilizzare gliidrocarburi o il nucleare importato dalla Francia accompagnato dallabrezza atomica che ogni tanto spira dal superPhoenix dietro il confine.In ogni caso l'energia sarà il mercato di pochi che ci guadagnerannotanto, as usual, che Combanera si faccia oppure no.

Qualche tempo fa in corso Regina Margherita a Torino, all'altezza dellacaserma dei vigili del fuoco, ho visto una prostituta ed una zingarascambiarsi un gesto d'intesa quando la prima si è sottolineata il ventreper indicare, al di là delle lingue che le separano, il figlio che lenasceva in grembo. Il trucco pesante, gli abiti provocanti, lo sguardovissuto sono scomparsi e s'è illuminato il viso d'una giovane ragazzina dell'est,sorpresa e stupita del miracolo di cui è portatrice sana; un viso cosìchiaro e dolce che la zingara non ha potuto far altro che rispondere conaltrettanti occhi, in uno sguardo d'innocenza e femminile complicitàche va ben oltre le loro precarie situazioni, un bagliore del sorrisodella Grande Madre che irradia gioia ovunque è natura; avessi potutofotografarle, sarebbe stato il mio ritratto della visitazione.
Infine è tutto così semplice: seguiamo la natura, non combattiamola. Impariamo dagli errori.

Vi chiedo allora: in questi cinquant'anni non abbiamo proprio imparatonulla? La vita non ci aiuta a discernere un modello di sviluppo che siapiù vicino all'Uomo e meno alle multinazionali? Dobbiamo continuare adoffendere la nostra Grande Madre Terra o c'è la speranza di una Politicache ci guidi a lei, prima che i ladri e le prostitute ci precedano nelRegno dei Progettisti Dell'Energia?